Un vaso dell’antica Grecia del VI secolo a. C. e una scultura in pietra della Cina risalente circa al 525 d. C. che raffigurano un sistema dotato di ruote per agevolare gli spostamenti di una persona: queste sono le prime testimonianze dell’esistenza della sedia a rotelle.
Dalla Cina del III secolo d. C.ci giunge testimonianza che le persone malate o affette da disabilità venivano condotte alla fonte della giovinezza con ingombranti poltrone munite di catene a rotelle.
La prima persona che si sedette su quella che era denominata “sedia per invalidi” fu il Re Filippo di Spagna. Infatti, lo si vede raffigurato su un’incisione del 1595, seduto sulla sedia progettata appositamente per lui, dotata di una pedana sulla quale appoggiare i piedi e di uno schienale reclinabile. La sedia veniva spinta da un servitore.
Nel XVI secolo i medici iniziarono a prescrivere alle persone disabili di trascorrere del tempo all’aria aperta, a contatto con la natura. La creazione di sedie adatte al trasporto dei disabili ne fu la diretta conseguenza.
Chi segnò un punto di svolta nel 1655 fu l’orologiaio tedesco Stephan Farffler, il quale rimase paralizzato agli arti inferiori all’età di 22 anni. Il suo forte desiderio di indipendenza lo portò a inventare il primo modello di sedia a rotelle che non doveva essere spinta da un’altra persona. Il veicolo realizzato da Farffler era una sedia montata su un telaio con tre ruote; quella anteriore aveva le maniglie su entrambi i lati con cui ci si poteva spingere in avanti con la sola forza delle braccia.
Purtroppo, quest’invenzione non ebbe il successo che meritava, perché le persone affette da disabilità avevano una bassa aspettativa di vita e nelle abitazioni erano presenti numerose barriere architettoniche.
Nel 1782, l’inglese John Dawson sviluppò, sulla falsa riga della sedia di Farffler, un prototipo con due grandi ruote posteriori e una piccola anteriore, che andava guidato con una maniglia rigida. Gli diede il nome di “sedia Bath”, dal nome della sua città natale. Anche questa sedia presentava un limite non indifferente: era molto costosa e molto pesante, tanto che l’unico modo per spostarla era farla trascinare da un cavallo o da un asino.
Nel 1761, l’artista Peter Jacob Horemans raffigurò per la prima volta sulla tela una sedia a rotelle nella camera da letto del castello di Nymohenburg, a Monaco di Baviera.
Durante la Rivoluzione francese, a Parigi, venne creata la poltrona a rotelle di Georges Couthon (avvocato, politico e rivoluzionario) ora conservata al Muséè Carnavalet. Couthon, affetto fin da giovane da una patologia progressiva invalidante, ricevette in dono una sedia meccanica proveniente da Versailles e appartenuta alla Contessa di Artois. Questa poltrona è in legno, presenta comode imbottiture e la base è stata integrata da un carello di legno e un poggiapiedi. Azionando le due manovelle, l’ingranaggio fa muovere le ruote e consente gli spostamenti in totale autonomia.
Il 10 giugno del 1846, lo scozzese Robert William Thomson brevettò l’applicazione di supporti elastici intorno alle ruote, in modo tale da diminuire lo sforzo a cui dovevano essere sottoposte le braccia e attutire il rumore del movimento.
Nel 1869 venne creata una sedia semovente, meno ingombrante delle precedenti, ma ancora difficilmente trasportabile.
È da un’amicizia che nacque la prima versione della sedia a rotelle pieghevole in acciaio tubolare. La progettò Harry Jennings nel 1932 per l’amico Herbert Everest, il quale successivamente fondò la società Everest Jenning, che conquistò il monopolio del settore.
La società, però, non era l’unica “attrice” nell’ambito della produzione di sedie a rotelle. Una fetta di mercato era già stata conquistata dall’azienda Pascoli e Zucchini di Bologna.
Solo dopo la Seconda guerra mondiale venne realizzata la sedia a rotelle elettrica da George Klein, che la inventò per i veterani feriti.
Oggi la sedia a rotelle è un dispositivo medico piuttosto diffuso in tutto il mondo. Ve ne sono di vari tipi, tra cui quella realizzata con materiali ecosostenibili, quella che viene controllata sia manualmente che attraverso comandi vocali e quella elettrica.
Questo dispositivo medico rappresenta una rivoluzione e un’evoluzione per la mobilità delle persone affette da disabilità, permettendo loro di essere più autonome e libere, nonostante i limiti imposti dall’invalidità.