Programmi 3D come ZBrush e Maya hanno permesso di concettualizzare ambienti biologici come mai prima d’ora.
I risultati sono sorprendenti sia nei dettagli che nella bellezza, ma possono anche generare confusione. Tutto dipende da cosa si cerca e quali sono gli scopi per i quali si decide di utilizzare lo strumento video per rappresentare un concetto, un meccanismo d’azione, un processo.
Lo scopo non cambia: vogliamo sempre trasformare complesse informazioni scientifiche in qualcosa di più “digeribile” e comprensibile per la nostra audience. E da qui si deve partire.
La prima domanda riguarda i soggetti ai quali stiamo parlando: si tratta di medici, studenti, specialisti, operatori, forza commerciale, giornalisti?
La seconda domanda da porsi è: quale è il contesto? Ci troviamo in sala operatoria, utilizziamo lo strumento video durante un congresso, durante una fiera o direttamente nello studio del medico?
La terza domanda che, alla fine è parente della seconda, è: quale è il fine? Istruire, formare, emozionare, convincere, impressionare?
E poi una serie di considerazioni accessorie che vanno dallo stile comunicativo che desideriamo adottare a limiti di ordine tecnologico (sempre meno).
Combinando tutti questi elementi e rispondendo a tutte queste domande capiremo quale strumento meglio si adatta alle nostre esigenze.
Tra tutta la complessità visiva delle immagini 3D, è importante ricordare che siamo, al livello più elementare, narratori. Il nostro compito è trasformare, lo ripetiamo, complesse informazioni scientifiche e tecniche in una nuova forma che possa essere facilmente compresa dal nostro pubblico. Quel pubblico può essere qualsiasi cosa, da un bambino che impara a usare un dispositivo per la somministrazione di insulina domiciliare, a un medico che studia nuovi meccanismi di azione farmacologica.
L’ultima domanda alla quale dare risposta è quale è il nostro limite di budget?
I video 2D sono certamente meno costosi di quelli che prevedono complessi rendering tridimensionali in movimento e hanno il pregio di poter veicolare informazioni complesse in modo molto didascalico. I video 3D, invece, sono portatori di un dettaglio che è spesso alla base dell’effetto meraviglia, ma costano di più e non sempre sono capaci di ridurre una storia ai “minimi termini” così come a volte è richiesto dalle finalità che ci si propone e che si disattendono per un mero gusto “estetico”.