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Le tipologie di studio clinico: il case report

La tipologia di articolo clinico più adeguata a descrivere un caso assolutamente peculiare: una nuova variante anatomica, la diversa applicazione di una tecnica, un evento o fenomeno inaspettati.

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Paola Gallon

Medical Writing & Scientific Communication Manager

Dello stesso autore

Case report

Iniziamo con questo articolo una serie, che verrà pubblicata ogni seconda settimana del mese, sulle diverse tipologie di studio clinico possibili e su quale sia il loro significato da un punto di vista della ricerca clinica, e – quindi – quali siano i vantaggi e gli svantaggi di ciascun disegno sperimentale nel contesto di una corretta definizione degli obiettivi di ricerca da raggiungere.

Non possiamo per questo non iniziare da quello che, probabilmente, è il caso che viene usualmente considerato più “semplice”, il case report.

In cosa consiste? Si tratta, come dice il nome stesso, della presentazione di un singolo caso: solitamente, quanto accaduto in relazione ad un singolo paziente che presentava un quadro clinico ritenuto di interesse e/o che è stato trattato secondo un piano di trattamento innovativo e/o peculiare.

Chiaramente, una rondine non fa alcuna primavera. È doveroso quindi chiedersi quale sia il senso da dare alla pubblicazione (intesa esattamente come “rendere pubblicamente accessibile”) un singolo caso. Certamente, l’intento non può essere quello di esprimere alcunché che possa avere valenza più generale, ovvero estendibile ad altri casi identici, o simili. È, invece, proprio il contrario: il singolo caso sarà raccontato solo e proprio perché quanto in esso descritto è talmente peculiare che si ritiene esso possa (e debba) essere messo a conoscenza della comunità clinica.

Alcuni esempi?

  • L’avere riscontrato una variante anatomica imprevista di una qualunque struttura corporea
  • L’avere adottato necessariamente, in un caso particolare, una variante tecnica di una procedura medica ben nota e standardizzata
  • L’avere verificato, durante l’esecuzione di una procedura medica, il verificarsi di un fenomeno o evento completamente inaspettati

Si tratta di casi che, se non banali, meritano di essere raccontati al fine di informare la comunità clinica di riferimento ad esempio che:

  • Esiste anche quella specifica variante anatomica
  • La procedura medica nota e standardizzata a cui ci si riferisce è stata modificata, almeno una volta e in presenza di certe condizioni, nel modo descritto secondo un certo razionale o necessità
  • Almeno una volta si sono verificati nel corso dell’applicazione di una procedura medica un evento o un fenomeno inattesi

Nessuno di questi eventi, in sé, potrà permettere di inferire alcunché a livello generale – ma il fatto di averli resi pubblici avrà comunque, almeno:

  • informato la comunità clinica di riferimento
  • aumentato l’esperienza dei pari, avendo condiviso la propria
  • stimolato riflessioni che potrebbero rivelarsi più fertili del previsto

Il case report, inteso come manoscritto da sottomettersi a rivista adeguata (rivista che sarà scelta in relazione agli specifici obiettivi anzidetti), dovrà quindi essere redatto avendo presente il significato di quanto si sta facendo, ovvero i suoi obiettivi. Stilisticamente, quindi, si tratterà di una comunicazione piuttosto “asciutta”, dove ampio spazio dovrà trovare il “fatto” da descriversi – la cui descrizione potrà (e dovrà) essere sufficientemente particolareggiata da trasmettere al proprio collega lettore la singolarità del caso in esame. Sarà quindi un manoscritto in cui l’introduzione iniziale dovrà essere di necessità essenziale, e scritta solo per permettere al lettore di comprendere il “contesto clinico” in cui si colloca il caso descritto; ampia parte sarà dedicata invece alla descrizione testuale del caso, che potrà dovere essere anche minuziosa laddove la singolarità sia nel dettaglio; con ogni probabilità, a questa si accompagnerà anche una documentazione fotografica che dovrà essere completa, sempre di eccellente qualità iconografica, ed anch’essa illustrante con maggiore chiarezza possibile la singolarità descritta; una discussione potrà esservi, ma in essa le inferenze dovranno essere ridotte al minimo, o assenti – e piuttosto mirata a riepilogare al lettore altri fatti contingenti (ad esempio, se si descrive una nuova variante anatomica di una struttura, si potranno riepilogare le altre varianti note così da dare un quadro generale; se si descrive una variante tecnica di una procedura si riepilogheranno brevemente le altre varianti esistenti, con lo stesso fine etc.). Le conclusioni non saranno solitamente altro che uno statement lapidario di quanto si è appena finito di descrivere.  

Il case report, per concludere, è quindi un mezzo unico e scientificamente riconosciuto per far conoscere un evento di interesse all’intera comunità scientifica.

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Paola Gallon

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