Negli ultimi decenni si è assistito a un incremento sempre maggiore delle evidenze scientifiche nelle più svariate discipline afferenti alla branca medico-sanitaria. Una tale complessità di informazioni bibliografiche permette al professionista sanitario di approcciare una qualsiasi problematica clinica sulla base di una vasta gamma di variabili collegate tra loro in modo complesso. Se analizzata con incertezza, questa mole di informazioni può portare alla formulazione di molteplici quesiti potenzialmente fuorvianti rispetto allo scopo originario. È necessario, allora, avere a disposizione degli strumenti che rispondano all’esigenza informativa dell’operatore sanitario con specificità e appropriatezza, consentendogli di identificare domande chiare a cui corrispondano risposte precise.
Questo principio è alla base della Evidence-Based Medicine (EBM), che si articola in 5 passaggi chiave:
- trasformazione del bisogno di informazioni in quesiti che possono avere risposta;
- ricerca delle migliori evidenze in letteratura;
- valutazione critica delle evidenze per determinarne validità (qualità) e utilità (concreta applicazione clinica);
- trasferimento delle informazioni nella pratica clinica;
- valutazione delle prestazioni.
Il primo punto è probabilmente quello più ostico e delicato, in quanto da esso dipenderà, a cascata, il buon esito di tutti i punti successivi. Dopo aver definito con chiarezza l’argomento e lo scopo della ricerca, è necessario formulare un quesito ben preciso ed è qui che il metodo PICO gioca un ruolo fondamentale.
Il PICO è un modello che aiuta a formulare in modo strutturato un quesito sanitario, considerando ogni aspetto come se fosse un concetto a sé stante. In altre parole, questo metodo permette di trasformare un quesito descrittivo in parole chiave per una ricerca bibliografica mirata, dove per ricerca bibliografica si intende la ricerca di fonti di varia tipologia. Il metodo PICO consente di scomporre il quesito in 4 parti in linea con i più diffusi motori di ricerca in ambito sanitario.
Infatti, PICO è un acronimo che indica quattro categorie di informazioni chiave nella strutturazione di un quesito:
P = Population/Patient/Problem – inteso come persona, gruppo di persone, individui con stessa patologia o caratteristiche demografiche simili;
I = Intervention – che indica l’intervento e costituisce la variabile indipendente; deve essere definito in modo specifico;
C = Comparison – che fa riferimento a un intervento di controllo o al gold standard terapeutico;
O = Outcome – è ciò che lo sperimentatore vuole analizzare in termini quantitativi; per questo, l’outcome deve essere misurabile. Può essere oggettivo (ad es. un esame diagnostico) o soggettivo (ad es. uno score da questionario).
Questo approccio è trasversale alle esigenze degli operatori sanitari, in quanto si applica, per esempio, a professionisti che sono chiamati a selezionare la migliore strategia terapeutica in base alle esigenze di un paziente, a ricercatori che si propongono di definire un quesito per condurre una sperimentazione clinica e ai professionisti che devono fornire prove documentali per svariati propositi.
Poniamo, ad esempio, che un dermatologo debba scegliere se procedere mediante crioterapia o un trattamento laser per la rimozione delle verruche in un paziente pediatrico. Da questa problematica, sarà possibile strutturare un quesito clinico specifico: quale trattamento, tra crioterapia (I) e trattamento laser (C), favorisce la migliore rimozione (O) di verruche in pazienti pediatrici (P)? Applicando il PICO, si selezionano ad esempio i seguenti termini:
P: pediatrics/wart
I: cryotherapy
C: laser therapy
O: efficacy/removal
I termini così individuati possono essere trasferiti all’interno dei motori di ricerca dedicati alle ricerche bibliografiche, come PubMed, Scopus, Embase, Cochrane Library, allo scopo di strutturare delle query con cui interrogare il sistema per reperire con precisione le informazioni desiderate. Quando per ciascuna categoria si identificano più termini chiave, è possibile definire tra questi delle relazioni logico-astratte mediante gli operatori booleani – AND, OR, NOT – che devono sempre essere indicati in maiuscolo per essere identificati come tali.
Metodo PICO e valutazione clinica
In ambito clinico-regolatorio e più specificatamente nel contesto della redazione di un report di valutazione clinica, le ricerche bibliografiche sono uno strumento chiave di tre fasi fondamentali: 1) la comprensione dello stato dell’arte aggiornato in relazione all’indicazione d’uso, scopo inteso e la popolazione target del dispositivo; 2) il reperimento, per la successiva analisi, di dati clinici su dispositivi similari al dispositivo di interesse, da cui estrapolare informazioni quantitative; 3) il reperimento, per la successiva analisi, di dati clinici in relazione al dispositivo di interesse, o a dispositivi a esso equivalenti, da cui estrapolare informazioni quantitative.
La costruzione della stringa di ricerca, quindi, è fondamentale, perché una stringa mal costruita potrebbe rendere parzialmente inefficace la ricerca stessa. I due maggiori rischi che si corrono sono, generalmente, l’ottenimento di un numero di record eccessivo e contenente numerosi risultati che esulano dallo scopo della ricerca e, più grave, il mancato reperimento di informazioni comunque presenti nel database, informazioni che sarebbero state utile, se non fondamentali, da reperire.
Conclusioni
Il metodo PICO si applica per definire con chiarezza i termini chiave di un quesito sanitario allo scopo di ottenere con efficienza le informazioni utili a soddisfare il quesito iniziale attraverso il reperimento delle fonti bibliografiche più appropriate. Questo strumento è alla base delle attività cliniche condotte secondo i principi della Evidence-Based Medicine, inclusa la redazione di documenti clinico-regolatori, come i report di valutazione clinica.