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Comunicazione digitale: l’era dei video

In un’era digitale in cui l’attenzione è un bene sempre più raro, i video si impongono come il mezzo più efficace per trasmettere informazioni. Veloci, coinvolgenti e facilmente condivisibili, stanno rivoluzionando il modo di apprendere e comunicare, diventando strumenti indispensabili anche nel settore life science.

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Anna Ortese

Medical Writer

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Comunicazione digitale: l'era dei video

Marco sprofonda sul divano, dopo una lunga giornata di lavoro, assorto nel suo momento giornaliero di scrolling su Instagram. Non lo fa consapevolmente, ma senza pensarci due volte va dritto lì, nella sezione video: è stanco e non ha nessuna voglia di leggere qualcosa. Tra i vari video ne esce uno, molto breve, concentrato sulla spiegazione del processo di fotosintesi. Non è un caso, l’algoritmo lo conosce: lo sa che la sera prima Marco e i suoi amici si erano scherzosamente scontrati su come funzionasse quel complesso argomento studiato alle superiori. Con Wikipedia avevano provato a capire chi avesse ragione, ma non riuscivano a trovare una risposta comprensibile. E invece quel video glielo spiega, molto chiaramente e ovviamente in modo generale, in un minuto. Marco lo invia ai suoi amici, estremamente soddisfatto – perché aveva ragione lui.

Questa dinamica è ormai sempre più comune: i video sono diventati il mezzo più immediato per diffondere qualsiasi informazione – anche le più tecniche. Una recente analisi statistica ha stabilito che nel 2022, una persona ha guardato una media di 19 ore di contenuti video online a settimana. Questo dato rende l’idea del ruolo comunicativo che questo strumento ricopre, e che, in un’era digitale come quella in cui ci troviamo, è sempre più centrale. Questo sta accadendo anche nel settore life science, dove i video stanno diventando uno strumento comunicativo insostituibile. Vediamone assieme le caratteristiche, analizzando pregi e difetti, e scopriamone gli innumerevoli utilizzi.

Tanti tipi di video e tante piattaforme: quali scegliere?

Il video sulla fotosintesi che Marco ha condiviso è solo una delle tante tipologie che esistono.

Esistono video molto lunghi – ideali per piattaforme come Youtube – dove c’è tutto il tempo per approfondire un argomento nel dettaglio. Sono degli ottimi strumenti divulgativi o commerciali, ma tra le tipologie di video sono quelli meno utilizzati per via della loro complessità.

Quelli su cui invece è bene concentrarsi – e su cui ci concentreremo anche noi – sono i video più brevi, della durata di pochi minuti, proprio come il reel che Marco ha condiviso su Instagram. Questo formato è sicuramente più versatile, adattandosi a scopi diversi. Questi video, a seconda dell’audience di riferimento, possono essere condivisi su tantissime piattaforme diverse: Instagram, Linkedin e Facebook per fare degli esempi. Chi, al giorno d’oggi, non ha almeno una di queste app sul telefono? Esatto: praticamente nessuno. La rivoluzione della comunicazione digitale passa proprio da qui. E per chi si occupa di comunicazione scientifica, è indispensabile tenerne conto.

 Semplificare il complesso

Il primo punto di forza dei video è la capacità di rendere semplici anche gli argomenti più ostici – e la scienza non fa eccezione. Marco e i suoi amici ne sono la prova: sfogliando Wikipedia non riuscivano a trovare una spiegazione chiara sulla fotosintesi, perché il linguaggio era troppo tecnico. Quel video, invece, ha reso brevemente tutto più comprensibile, chiaro e persino interessante.

Ma attenzione: semplificare non significa banalizzare. Dietro quel video c’è stato un lavoro molto delicato. Chi lo ha creato ha studiato l’argomento, lo ha compreso a fondo e lo ha trasformato in un racconto accessibile senza perdere di vista la correttezza scientifica. Il risultato? Un’informazione chiara e precisa, fruibile da chiunque, anche senza un background teorico sull’argomento.

 Catturare l’attenzione dello spettatore – e mantenerla!

Fino a questo punto, sarebbe lecito chiedersi: cosa ha di diverso un video rispetto a qualsiasi altro strumento testuale o visivo di divulgazione scientifica? Perché Marco è andato dritto nella sezione video, senza neanche passare per i post? La risposta ce la dà proprio la scienza: il cervello umano elabora le immagini 60.000 volte più velocemente del testo. Questo significa che un video riesce a catturare – e soprattutto, mantenere – l’attenzione dello spettatore in modo più efficace rispetto a qualsiasi contenuto testuale.

Aumentare l’engagement: il videomarketing

Pensiamo di nuovo a Marco: quando è arrivato quel video, quale è la prima cosa che ha fatto? Lo ha immediatamente condiviso con i suoi amici. Questo gesto racchiude perfettamente la forza del video nel mondo del marketing. Un mezzo così potente da meritarsi un termine dedicato: videomarketing, ovvero l’uso dei video per promuovere prodotti, servizi o brand attraverso diversi canali di comunicazione. Anche in questo caso è lecito chiedersi: perché, nel marketing, il video è così efficace? La risposta risiede nel paragrafo precedente: riesce a catturare e mantenere l’attenzione dello spettatore. Gli studi lo confermano: un messaggio trasmesso in video viene assorbito per il 95%, mentre lo stesso contenuto letto in forma testuale si ferma appena al 10%. In altre parole, un video non solo rende un concetto più chiaro, ma lo rende anche memorabile.

E non è tutto. Si dice che il video aumenta l’engagement perché riesce a fare un qualcosa di unico nel mondo del marketing: crea un legame diretto con il pubblico, raccontando un’identità coinvolgente e autentica. Marco, guardando quel video, si è sentito coinvolto in prima persona. Lo ha apprezzato, lo ha condiviso e, molto probabilmente, lo ricorderà. Ed ecco che il gioco è fatto.

I video e le loro innumerevoli applicazioni

Arrivati a questo punto, è chiaro che i possibili campi di applicazione sono infiniti. Specialmente nel settore life science, dove è sempre molto difficile empatizzare con lo spettatore, il video offre innumerevoli possibilità. Non esistono solo i video divulgativi – come quello che Marco ha condiviso. Un video breve può essere ampiamente sfruttato, come anticipato, nel mondo del marketing e della promozione scientifica – che si tratti di un prodotto, una tecnologia innovativa o i risultati di uno studio. E ancora, un video è uno strumento ideale nella comunicazione aziendale: se è un mezzo con cui è possibile creare un legame diretto con il pubblico, esiste modo migliore per raccontare la propria identità aziendale?

La caratteristica principale del video è proprio questa: la sua malleabilità.

Attenzione ai rischi

I video sono strumenti potenti, ma non è tutto oro quel che luccica. Se da un lato permettono di semplificare concetti complessi, catturare l’attenzione ed entrare in sintonia con il pubblico, dall’altro nascondono insidie da non sottovalutare. Il rischio principale? Comunicare nel modo sbagliato.

Nel mondo life science questo può avere conseguenze molto serie. Un utilizzo errato di questo mezzo può generare confusione o, peggio ancora, diffondere informazioni errate, creando paura e disinformazione. Insomma, l’effetto opposto a quello desiderato. Ecco perché, dietro al video sulla fotosintesi che Marco ha condiviso, c’è un lavoro attento e meticoloso. Creare contenuti di questo tipo richiede competenze trasversali: una solida conoscenza scientifica, la capacità di adattare il linguaggio all’audience di riferimento e, naturalmente, competenze grafiche per una resa visiva efficace. È quindi fondamentale affidarsi a dei professionisti che conoscano questo settore a 360 gradi, e che riescano a porre l’attenzione anche ai dettagli più fini.

Conclusioni

Arrivati a questo punto avrete capito che Marco, con un semplice gesto, ha dimostrato tutto il potenziale di questo strumento. Ha trovato in un video ciò che non era riuscito a ottenere altrove: una spiegazione comprensibile, coinvolgente e immediata. Lo ha guardato, lo ha capito, lo ha condiviso. Ecco perché il video è il presente – e il futuro – della comunicazione, anche nel mondo life science. Se usato con consapevolezza e competenza, può rendere accessibile la scienza, creare connessioni e lasciare il segno.

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