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Tecniche di randomizzazione per gli studi clinici

Gli studi clinici rappresentano lo strumento di eccellenza per valutare l’efficacia e la sicurezza dei trattamenti medici. Tra i numerosi metodi impiegati per garantire la validità dei risultati, la randomizzazione gioca un ruolo cruciale. In un’epoca in cui l’evidenza scientifica è più importante che mai, l’uso efficace delle tecniche di randomizzazione rappresenta un pilastro per la credibilità degli studi clinici.

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Ennio Russo

Medical Writing & Scientific Communication Executive, Ph.D.
tecniche di randomizzazione per studi clinici

La randomizzazione è una procedura statistica che, applicata nell’ambito degli studi clinici, assegna in modo casuale i partecipanti a diversi gruppi di trattamento. L’obiettivo principale della randomizzazione è quello di ridurre i bias, cioè quegli errori che possono alterare i risultati dello studio in modo sistematico. In un contesto clinico, il bias potrebbe derivare da variabili confondenti, come l’età, il sesso, lo stato di salute preesistente, e altre caratteristiche dei partecipanti che potrebbero influenzare l’esito delle analisi. La randomizzazione, se eseguita correttamente, aiuta a distribuire tali fattori in modo uniforme tra i gruppi di studio, consentendo una valutazione imparziale delle variabili misurate.

Esistono diverse tecniche di randomizzazione, ciascuna con le proprie peculiarità e campi di applicazione. Le principali tecniche includono la randomizzazione semplice, la randomizzazione a blocchi, la randomizzazione stratificata e la randomizzazione adattativa.

Le tecniche di randomizzazione

  • Randomizzazione semplice: questa è la tecnica più basilare, nella quale i partecipanti vengono assegnati ai gruppi di trattamento in modo puramente casuale, come lanciando una moneta. In questa procedura, ogni partecipante ha la stessa probabilità di essere assegnato a uno qualsiasi dei gruppi di studio. I vantaggi di questa tecnica si riferiscono alla sua semplicità di applicazione e alla scarsa influenza di fattori esterni. Per contro, la randomizzazione semplice può portare a un’assegnazione squilibrata di partecipanti tra i gruppi, ciò comportando difficoltà nella conduzione e interpretazione di test statistici, soprattutto per studi a bassa numerosità campionaria. Inoltre, la randomizzazione semplice non tiene sotto controllo la distribuzione tra i gruppi sperimentali di variabili specifiche che potrebbero influenzare i risultati.
  • Randomizzazione a blocchi: questa tecnica richiede di definire un certo numero di soggetti all’interno di un blocco, definendo all’interno dello stesso un numero uguale di partecipanti per ciascun tipo di trattamento – ad esempio, in uno studio con ramo di controllo e trattamento, si può definire un blocco di 4 soggetti, 2 per ramo. Viene poi generato un certo numero di blocchi (numero di blocchi variabile in base al numero di soggetti definiti nel blocco) con tutte le combinazioni di assegnazione dei soggetti ai trattamenti. Per la randomizzazione, vengono selezionati casualmente i blocchi che presentano le diverse combinazioni di assegnazione. Al termine della randomizzazione, il numero di partecipanti sarà bilanciato per ciascun gruppo sperimentale. Proprio il bilanciamento nel numero di partecipanti tra i gruppi di trattamento – anche in studi a bassa numerosità campionaria – è sicuramente il vantaggio più evidente. Questa tecnica, inoltre, offre elevata flessibilità, consentendo di variare la dimensione dei blocchi per adattarsi meglio alle esigenze specifiche dello studio. Gli svantaggi risiedono in una discreta prevedibilità dell’assegnazione dei partecipanti verso la fine di un blocco – introducendo potenziali bias – e nella relativa maggiore complessità di gestione rispetto alla randomizzazione semplice.
  • Randomizzazione stratificata: è utilizzata quando è necessario tenere sotto controllo una o più variabili specifiche che potrebbero influenzare i risultati dello studio. Prima di procedere alla randomizzazione, i partecipanti vengono suddivisi in strati o sottogruppi in base a queste variabili (ad esempio, età, sesso, gravità della malattia). La randomizzazione stratificata garantisce che le variabili chiave siano equamente distribuite tra i gruppi di trattamento, riducendo il rischio di bias. Inoltre, gli studi progettati con questa tecnica permettono una valutazione più precisa degli effetti del trattamento, migliorando la potenza delle analisi. Sicuramente, la randomizzazione stratificata richiede una pianificazione dettagliata e un’implementazione rigorosa, specialmente quando si gestiscono più variabili stratificate. Si consideri, inoltre, che se uno strato contiene un numero ridotto di partecipanti potrebbe essere difficile ottenere risultati significativi.
  • Randomizzazione adattativa: questa è una tecnica avanzata in cui il processo di randomizzazione viene modificato nel corso dello studio. La randomizzazione adattativa può essere applicata in base alla co-variata o in base alla risposta. Nel primo caso, la probabilità di essere assegnati a un gruppo varia al fine di minimizzare il bias introdotto da determinate variabili (co-variate). La randomizzazione adattativa alla risposta, invece, comporta una maggiore probabilità di essere assegnati a un gruppo se le risposte al trattamento dei pazienti precedenti erano favorevoli. È una tecnica spesso utilizzata in studi clinici in cui è necessario massimizzare l’efficienza del trattamento e minimizzare il numero di partecipanti assegnati a trattamenti meno efficaci. Il vantaggio della randomizzazione adattativa alla risposta è che permette di ottimizzare l’efficacia del trattamento modificando il disegno dello studio in base ai risultati intermedi, riducendo così anche il rischio per i partecipanti, che vengono assegnati primariamente ai gruppi che mostrano risultati migliori. I princìpi che regolano questa tecnica di randomizzazione, però, comportano la possibile introduzione di nuovi bias e l’applicazione di metodologie statistiche sofisticate che richiedono una gestione più attenta dello studio per garantire la validità dei risultati.

La scelta della tecnica di randomizzazione da utilizzare in uno studio clinico dipende da molteplici fattori. Ad esempio, tecniche di randomizzazione diverse possono essere selezionate in relazione alla natura dello studio: mentre studi clinici di fase III (in cui si valuta l’efficacia di un nuovo trattamento su larga scala) spesso utilizzano una randomizzazione a blocchi o stratificata per garantire un equilibrio tra i gruppi e il controllo delle variabili rilevanti, studi esplorativi o di fase II tendono a preferire una randomizzazione semplice o adattativa. Va anche valutata la dimensione del campione: ad elevata numerosità campionaria, la randomizzazione semplice può essere sufficiente a garantire l’equilibrio tra i gruppi, mentre in studi con numero di partecipanti più esiguo sarebbe preferibile utilizzare la randomizzazione a blocchi per evitare squilibri significativi. Infine, è necessario valutare se esistano variabili che potrebbero influenzare significativamente i risultati, nel qual caso la randomizzazione stratificata diventa essenziale per garantire un controllo adeguato.

 

La randomizzazione è un passaggio essenziale degli studi clinici, fondamentale per garantire la validità e l’affidabilità dei risultati. La scelta della tecnica di randomizzazione più appropriata richiede una comprensione approfondita delle peculiarità di ciascun metodo e delle specifiche dello studio in questione. Sebbene ogni approccio abbia i propri vantaggi e svantaggi, un’applicazione corretta delle tecniche di randomizzazione consente di minimizzare i bias e di ottenere risultati che possano realmente contribuire all’avanzamento delle evidenze in ambito medico.

 

Per approfondire:

  • Kang, Minsoo, Brian G. Ragan, and Jae-Hyeon Park. “Issues in outcomes research: an overview of randomization techniques for clinical trials.” Journal of athletic training 43.2 (2008): 215-221.
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