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Quanto devo stare attento al mio H-index?

“Obviously a single number can never give more than a rough approximation to an individual’s multifaceted profile, and many other factors should be considered in combination in evaluating an individual”1

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Federica D'Incà

Medical Writing & Scientific Communication Executive

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h-index e la produzione scientifica

L’H-index, o indice di Hirsch (indice H), è stato concepito nel 2005 da Jorge E. Hirsch come indicatore della qualità individuale della produzione scientifica. Cogliendo contemporaneamente le due dimensioni più rilevanti dell’attività scientifica, ovvero la quantità/produttività (il numero di articoli pubblicati in un lasso temporale di n anni, Np) e la qualità (impatto citazionale totalizzato da ogni articolo), l’H-index è in grado di fornire una misura semplice e rappresentativa dell’impatto della ricerca, offrendo una valutazione più equilibrata rispetto al solo numero di pubblicazioni o al semplice conteggio delle citazioni.

In termini pratici un ricercatore possiede un indice h, se h dei suoi articoli pubblicati in n anni (Np) hanno ottenuto almeno h citazioni ciascuno, e i rimanenti (Nph) articoli hanno ricevuto ognuno meno di h citazioni. Ad esempio, dire che un autore ha un indice h di 10 equivale a dire che ha scritto 10 articoli, ognuno dei quali è stato citato almeno 10 volte, mentre i restanti lavori (se presenti) sono stati citati meno di 10 volte o non sono stati citati affatto.

A differenza dell’Impact Factor, l’H-index è un indice citazionale non proprietario e può essere calcolato sia utilizzando banche dati commerciali come Web of Science e Elsevier’s Scopus, sia attraverso motori di ricerca specializzati come Google Scholar. Nel caso di Google Scholar, il valore dell’indicatore viene ricavato col supporto di strumenti come il programma gratuito Publish or Perish. Il calcolo dell’H-Index può variare nei diversi database a causa della diversa copertura di riviste e anni di indicizzazione.

Nel corso degli anni l’H-index si è affermato come uno standard di valutazione nei processi di selezione a fini di assunzione, promozione e finanziamento. Nonostante la sua popolarità, questa pratica ha suscitato numerose critiche. Infatti, sebbene l’H-index possa fornire una misura utile della produttività e dell’impatto citazionale, non sempre riflette accuratamente la qualità e l’originalità del lavoro di un ricercatore e presenta alcuni limiti importanti che devono essere presi in considerazione:

  • Dipendenza dal campo di ricerca: l’H-index varia notevolmente tra diversi campi scientifici, in quanto alcune discipline producono più pubblicazioni e citazioni rispetto ad altre, rendendo difficile il confronto tra campi diversi.
  • Bias rispetto al numero di pubblicazioni: l’H-Index tende a favorire autori con un maggior numero di pubblicazioni, anche se non tutte di alta qualità. Ciò può portare ad una sovrastima dell’impatto di un autore che pubblica frequentemente, ma su argomenti di minore rilevanza.
  • Assenza di contesto: l’H-Index non distingue tra citazioni positive e negative e non considera il ruolo specifico di un autore in una pubblicazione.
  • Influenza dell’età accademica: ricercatori più giovani o quelli con carriere interrotte tendono ad avere un H-index più basso rispetto ai loro colleghi con carriere più lunghe e stabili.

L’uso diffuso dell’H-Index solleva inoltre questioni etiche e sociali. La sua centralità nelle decisioni di carriera e finanziamento può incentivare comportamenti come l’auto-citazione e la manipolazione delle citazioni per migliorare l’indice di un ricercatore. Questo può avere conseguenze negative sulla qualità e sull’integrità della ricerca, oltre a influenzare la direzione della ricerca stessa, favorendo linee di ricerca più “sicure” o più popolari a discapito di temi innovativi o di nicchia che potrebbero avere un impatto significativo ma meno riconosciuto.

Per superare alcune delle limitazioni dell’H-Index, sono state proposte diverse alternative e sviluppi, tra cui l’indice “g”, una versione ponderata dell’H-Index finalizzata ad attribuire maggiore peso agli articoli maggiormente citati, l’indice “i10”, che rappresenta il numero di pubblicazioni di un autore con almeno 10 citazioni, e l’indice “h5”, che prende in considerazione una finestra di citazioni e di pubblicazioni di 5 anni. Inoltre, metodi basati sull’analisi delle reti di citazioni e sull’uso di algoritmi di intelligenza artificiale stanno emergendo come alternative per valutare l’impatto scientifico in modo più accurato e contestualizzato.

L’H-Index ha rivoluzionato il modo in cui valutiamo l’impatto e la produttività dei ricercatori scientifici. Nonostante le critiche, rimane uno strumento prezioso per la valutazione accademica e della ricerca. Tuttavia, è essenziale utilizzarlo con consapevolezza delle sue limitazioni e considerare altre metriche e approcci per ottenere una valutazione più completa. Hirsch stesso ha evidenziato che un singolo numero non può rappresentare pienamente il profilo di un ricercatore, enfatizzando l’importanza di considerare anche altri fattori per una valutazione più equa ed accurata.

Per approfondire

  1. Hirsch JE. An index to quantify an individual’s scientific research output. Proc Natl Acad Sci U S A. 2005 Nov 15;102(46):16569-72. doi: 10.1073/pnas.0507655102. Epub 2005 Nov 7. PMID: 16275915; PMCID: PMC1283832.
  2. Mondal H, Deepak KK, Gupta M, Kumar R. The h-Index: Understanding its predictors, significance, and criticism. J Family Med Prim Care. 2023 Nov;12(11):2531-2537. doi: 10.4103/jfmpc.jfmpc_1613_23. Epub 2023 Nov 21. PMID: 38186773; PMCID: PMC10771139.
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